lunedì 31 agosto 2015

Dopo quasi una settimana dal rientro è giunta l'ora di raccontare il viaggio a Tokyo e dintorni.
Che dire riguardo alle sensazioni: mettere piede in Italia fa sembrare che non ci siano solo sette ore di differenza, ma dieci anni; se siete lettori di questo blog, non devo spiegarvi il perchè.

In ogni caso, non ho trovato pesantissimo il viaggio d'andata - diretto - della bellezza di tredici ore: Alitalia, per quanto strano possa sembrare, mi ha piacevolmente sorpreso per la puntualità e per il servizio offerto a bordo.

Atterrato in terra nipponica, le uniche indicazioni che avevo erano quelle di prendere il Narita Express direttamente da sotto l'aeroporto e di arrivare a Tokyo station, per poi uscire e cercare l'albergo nelle vicinanze.
Se per il primo non ho avuto alcun tipo di problema, lo stesso non si può dire dell'uscita dalla stazione e la ricerca dell'albergo; qualcuno una volta mi ha detto: "Tokyo station non è come Milano centrale" e probabilmente aveva ragione.
Da lì partono praticamente tutti i treni, buona parte delle linee JR e alcune metro.

Perso un po' di tempo per orientarmi e ottenuta qualche indicazioni da giapponesi di buon cuore che parlavano inglese, riesco ad uscire e arrivare in albergo in taxi; nota sui taxi, meglio portarsi sempre un indirizzo dietro, nel mese in cui ho soggiornato non ho incontrato un tassista che parlasse inglese.
Nota sul clima, qualcuno una volta mi ha detto: "Guarda che ad Agosto c'è un caldo allucinante" e probabilmente aveva ragione; tuttavia le settimane prima della partenza sono state piuttosto torride qua in Italia e credevo di trovare giusto qualche grado in più.
Probabilmente mi sbagliavo.
I primi sette giorni la temperatura media è stata intorno ai 37/38 con qualcosa come il 70/80% di umidità: mai provata una cosa del genere e generalmente io per lavoro sono sotto al sole per molto tempo.


Giunto nel non spaziosissimo albergo come da tradizione, mi concedo qualche ora di riposo, dal momento che per quanto il volo fosse comodissimo e avessi ingerito qualcosa come quattro pillole di melatonina - la dose consigliata è due al massimo - non sono riuscito a chiudere occhio per un istante.

Nel frattempo ho contattato Yoko, che altri non è che una graziosissima signora appassionata dell'Italia che conosce bene il mio agente di viaggio e che si è prestata gentilmente a farmi qualche lezione e qualche tour per la città.

Dal momento che il mio albergo è a una fermata da Akihabara, decidiamo di mangiare qualcosa lì, facendo giusto un rapido giro della strada principale.

Come primo contatto col cibo giapponese non c'è stato male: le cose che mi hanno stupito di più, avendone conferma in seguito, è che la maggior parte dei ristoranti di carne permette di grigliarsi il piatto a proprio piacimento e soprattutto qualsiasi ristorante - compresi anche alcuni fast food - dà salviette per lavarsi le mani prima di mangiare.


Visto che è ancora presto, anche Ueno è abbastanza vicino, perchè non fare un salto, dal momento che sarebbe stato il quartiere che avrei voluto visitare il giorno seguente?

Devo dire che dopo un mese lì trascorso, Ueno rimane probabilmente uno dei miei quartieri preferiti per la tranquillità e la natura da cui è circondato; di notte poi è, come la maggior parte dei posti a Tokyo ad esclusione di Roppongi, ancora più bello.



A presto per il report del secondo giorno

1 commento:

Davide ha detto...

Aspetto le altre puntate!